Il caso Grecia dimostra come il rito del voto sia oramai del tutto superfluo. Come ha ben sintetizzato Wolfang Schaeuble, nazifascista abituato a parlare chiaro, “chiunque vinca le elezioni comandiamo sempre noi”. Siamo in dittatura. L’idea di essere governato da alcuni despoti, per quanto imbellettati e protetti da una retorica di tipo tecnocratico, ripugna la mia coscienza di uomo libero. Non siamo più cittadini, ovvero titolari pro-quota dell’esercizio della sovranità; siamo sudditi, perciò schiavi di un modello economico forgiato sulle esigenze di una finanza speculativa che annulla ovunque le fondamenta della democrazia e dello stato di diritto. I nazifascisti occulti, promotori su scala globale di questo nuovo modello di governance, hanno oggettivamente realizzato un capolavoro. Imporre un dominio cieco e sanguinario per il tramite della forza bruta è infatti relativamente semplice. Riuscire a violentare gli oppressi carpendone invece surrettiziamente il masochistico consenso è opera in vero assai più complessa. I soliti malefici architetti, quegli stessi che godono nel vedere il popolo greco ridotto ad uno stato pietoso e larvale, ci sono magicamente riusciti. Le vittime non odiano più l’oppressore ma si odiano fra di loro. Il piccolo imprenditore odia il precario della pubblica amministrazione, che odia il disoccupato che lavoricchia in nero, il quale a sua volta odia l’immigrato che, presuntivamente, ruba il posto di lavoro agli italiani. Categorie diverse che si riscoprono infine tutte unite dal comune odio verso la famigerata “casta politica”, che poi altro non sarebbe se non la democratica espressione di una classe dirigente selezionata in teoria per difendere l’interesse collettivo dalle endemiche pulsioni fameliche che attraversano quasi sempre i portatori di mastodontici interessi privati. Il mostro appena dipinto non è facile da scardinare. Il nemico, anziché sul confine, si è insinuato con l’inganno nella mente di ognuno di noi, falsificando la percezione stessa di una realtà che non siamo più in grado di comprendere. Nonostante siano passati anni dallo scoppio di questa non meglio specificata “crisi economica”, peggiorata in seguito alla somministrazione delle ricette dell’austerity, c’è ancora moltissima gente che crede in buona fede alla lettura dei fatti offerta dal sistema. E quindi la colpa è degli sprechi, della corruzione, dell’evasione fiscale e della instabilità politica che genera incertezza fra i mercati. Quanti sono, secondo voi, gli italiani in grado di riconoscere in automatico l’impianto menzognero e fraudolento di simili racconti? Temo pochi. Ma mettiamo pure il caso che, all’improvviso, la maggioranza degli italiani apra gli occhi, decidendo contestualmente di conferire un mandato democratico ad un ipotetico premier eletto appositamente in funzione anti-austerity. Un eventuale braccio di ferro fra i difensori della democrazia e quelli del tecno-nazismo, non finirebbe per concludersi in ogni caso con la vittoria dei secondi? In Grecia è andata così. Certo, l’Italia non è la Grecia. Ma anche la Francia non era la Grecia. Il presidente Hollande, giova ricordarlo, vinse le elezioni del 2012 promettendo eurobond e rilancio della crescita, calandosi poi rapidamente e con mansuetudine nel ruolo di cane di compagnia del rottweiler Angela Merkel. Neppure i “galletti” conservano un po’ di autonomia? Anche la Francia è oramai ridotta al rango di nazione stracciona e supplicante? Il problema è evidentemente più serio e articolato di quanto superficialmente non appaia. Votare è oramai inutile dappertutto. In Europa, e non solo in Europa, guida da tempo il “pilota automatico” (copyright Mario Draghi). L’origine del disastro contemporaneo è contenuto in un accordo stipulato nel 1981 dai vertici della massoneria sovranazionale (“United Fremasons for globalitazion”), accordo svelato da Gioele Magaldi nel suo monumentale libro “Massoni”. Un patto scellerato, svantaggioso quasi quanto quello concluso oggi da Tsipras con i vampiri di stanza presso l’Eurogruppo. Nonostante tutto invito ognuno di voi a guardare al futuro con ottimismo, combattendo incessantemente e con determinazione insieme a noi una battaglia che alla fine vinceremo. La nostra democrazia è come un palloncino in acqua. Per quanto nascosta e sospinta verso il basso tenderà sempre per inerzia a riemergere.
Il caso greco fa riflettere: votare ha ancora un senso?
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- Categoria: Movimento Roosevelt
- Postato da Francesco Toscano