L'articolo che si presenta di seguito, di Salvatore Centamore, costituisce un'importante sintesi di un tema di grande attualità a causa del superamento del modello di occupazione industriale del XX secolo che è alla base dell'attuale problema occupazionale. Il reddito di base incondizionato è un deciso passo verso una versione del welfare per il XXI secolo, ed appare l'unica credibile opzione nelle azioni di contrasto alla povertà.
Il reddito di base incondizionato non va confuso con il salario minimo o l’indennità di disoccupazione. Il reddito minimo è, appunto, incondizionato, e non va considerato come un ammortizzatore sociale quanto, piuttosto, come standard di civiltà. Per comprendere la differenza: mentre il reddito minimo garantito verrebbe devoluto solo ai disoccupati in età lavorativa con reddito familiare al di sotto del valore di soglia, il reddito di base incondizionato s’intende invece universale, illimitato nel tempo e offerto su base individuale. L’idea di reddito di base incondizionato sin'ora ha stentato ad affermarsi, non tanto per il deficit democratico di interesse dei cittadini ai propri diritti (male endemico che ha già portato a vanificare un progetto di costituzione europea che avrebbe ampliato i diritti di cittadinanza, almeno in Europa), ma per via degli interessi forti delle imprese (con la consueta complicità della propaganda offerta dalla stampa ufficiale e dalla televisione) che preferiscono sistemi come la cassa integrazione (anche questa, una forma di reddito minimo), sempre utilizzabili come ricatto politico nazionale e regime di aiuto alle imprese.Non a caso, gli schemi di reddito minimo garantito diffusi attualmente negli stati europei (privi di un coordinamento centrale), richiedono l’accertamento della situazione economica e l’attiva ricerca di un lavoro da parte del beneficiario, che invece non entrano nell'idea pura di RBI (UBI nella formula inglese - unconditioned basic income). L’idea del reddito di base incondizionato, così semplice e così rivoluzionaria, è un punto di svolta verso l’affermazione di un sistema di cittadinanza globale, superamento dello schema dei nazionalismi, della disoccupazione indotta, dello sfruttamento dell’immigrazione e del ricatto economico delle grandi imprese, andando verso un mondo fatto di cittadini.
Se la nostra comprensione fosse sciolta dalle bende della propaganda, sarebbe semplice comprendere che si tratta di un passaggio epocale verso un mondo di diritti globali, un mondo dove può esistere una moneta unica ed un unico regime di tassazione, dove i beni pubblici fondamentali – aria, acqua, cibo, energia – devono avere vincolo di destinazione, con controllo sull’effettivo fine pubblico della massima diffusione e distribuzione.
[Davide Crimi, CR Politica/Attualità]
LA RIVOLUZIONE DEL WELFARE
si chiama
REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO (RBI)
di Salvo Centamore
Altri nomi diffusi della forma incondizionata del reddito di base:
UBI (Unconditional Basic Income); Basic income; Reddito di Cittadinanza; Renta Basica Universal; Reddito minimo universale; Revenu de base; Bedingungsloses Grundeinkommen.
In generale e per tutti i proponenti, si tratta di un reddito, corrisposto dallo Stato, distribuito a tutti i membri di una data giurisdizione e, vita natural durante, a ciascuno in ugual misura, aggiuntivo e non sostitutivo di altri redditi, adeguato a soddisfare le esigenze basilari di alloggio, nutrizione e vestiario, comunicazione e vita sociale.
Perché è una rivoluzione?
Perché non solo origina da paradigmi diversi da quelli assistenziali del welfare attuale, riferendosi alla retribuzione dell’attività di vita, in generale, ed alla retribuzione del ruolo di cittadinanza in particolare (nel caso della accezione preferita da chi vi scrive, ad es.) ma induce radicali cambiamenti nell'organizzazione e nella gestione della Cosa pubblica, nella qualità della spesa pubblica, nei rapporti sociali e nella gestione del welfare, nei rapporti di lavoro.
Ecco alcune eclatanti conseguenze associate alle garanzie reali ottenute da ciascuno grazie alla forma incondizionata del reddito di base:
- nessuna spesa pubblica per means test; nessuna vessazione burocratica per gli indigenti ed i disoccupati (di fatto, azzeramento del numero dei cittadini indigenti!);
- abolizione di qualsiasi obbligo previdenziale;
- abolizione delle pensioni sociali; abolizione della cassa integrazione;
- abolizione dei sussidi di disoccupazione;
- abolizione degli attuali elefantiaci apparati burocratici del welfare, della previdenza e dell’edilizia pubblica abitativa;
- abolizione di quasi tutta l’edilizia pubblica abitativa; drastica riduzione del contenzioso legale associato al condominio ed alle locazioni;
- stabilizzazione dei consumi di base e delle attività artigianali, agricole ed industriali, locali e nazionali, associate a quegli stessi consumi;
- particolari vantaggi immediati ed intuitivamente efficaci per tutte le attività a conduzione familiare, maggiormente esposte alle pressioni commerciali della globalizzazione;
- non più suicidi da “angoscia economica”, niente più truffe per benefici a falsi disoccupati.
Come si finanzia il RBI?
Tutti gli Stati hanno un PIL ed il RBI altro non è che una parte del prodotto (ragione per la quale chi vi scrive lo preferirebbe proporzionale al PIL ed alle sue variazioni, con effetti sul controllo sociale dell'evasione fiscale, mentre per altri motivi di opportunità si potrebbe anche associare, in proporzione, allo stipendio dei parlamentari!) e pertanto il suo finanziamento è da riferire alla contabilità generale dello Stato e dell’Erario in particolare.
Per gli Stati dotati di importanti risorse naturali (gas, petrolio, altro) si possono immaginare specifiche tassazioni.
Da quel che s’è già osservato in precedenza, a parte l’adeguamento delle tassazioni di alcuni settori come quello del gioco d’azzardo, risulta ragionevole dedurre che il reddito di base incondizionato, in Italia, si finanzia per semplice ristrutturazione della spesa pubblica.
A quanto dovrebbe ammontare l’assegno periodico individuale del RBI?
L’orientamento invalso, più che ragionevole, è che debba essere riferito alla soglia di povertà (in Italia, in media, è di 700,00 Euro).
Perché il reddito di base incondizionato non causerà un calo di desiderio verso il lavoro?
Perché, non essendo sostitutivo degli altri redditi, non si perde se si ottiene un impiego retribuito e, se per certi versi favorirà diverse attività di volontariato, di fatto renderà in assoluto allettante ogni lavoro dipendente ed ogni nuova impresa che, in accordo con la propria indole, sarà di certo fonte di ulteriore ed aggiuntivo reddito.
Come e quanto la forma incondizionata del reddito di base cambierà in meglio la vita individuale e sociale e le prestazioni economiche delle giurisdizioni, rimane già nelle considerazioni di molti studiosi e tuttavia penso che ciascun sincero democratico può affidare alla sua personale intuizione ogni gratificante immaginazione da associare a questo particolare “new deal”, un nuovo corso ed una nuova visione del mondo che può già contare sulla consapevolezza piena di oltre 285.000 internauti (coloro che hanno sottoscritto una recente petizione on line al Parlamento europeo) solo in Europa e di moltissimi altri movimentisti, in altre giurisdizioni occidentali ed orientali, su scala planetaria.
Link utili per approfondire:
http://temi.repubblica.it/
http://www.bin-italia.org/
http://www.bin-italia.org/pdf/
http://www.basicincome.org/
https://www.facebook.com/
Commenti
MA voi iniziate a far paura per come ve la credete!!!
Una moneta unica che richiederà ovviament un governo unico che non potrà OVVIAMENTE compensare le diversità territoriali che fanno si che una stesso mezzo di scambio abbia effettivo uguale valore... a già ma io non capisco per colpa del materialismo, ma voi lo capite che per come concepite VOI il mondo prestate il fianco alla formazione di un totalitarismo universale?
pazzi
pazzi, roba da pazzi.
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