Poche ore fa, sul sito ufficiale del Movimento Roosevelt, viene pubblicato l’intervento di Davide Crimi:
“Considerazioni inattuali”, articolo pubblicato il 13 marzo 2016 sul sito MR (clicca per leggere).
In questo testo, Davide Crimi, dopo una serie di considerazioni sulla politica italiana e internazionale più o meno condivisibili dalla maggioranza dell’Ufficio di Presidenza MR (con qualche chiosa dissenziente da fare a proposito di Hillary Clinton e di come sarebbe una sua eventuale presidenza USA), scrive:
“Si può provare ad incidere all'interno dell'attuale scenario confuso, precario e inaffidabile, prendendo parte al generale abbaiare di questa stagione. In questo caso, si devono ottenere i numeri per dimostrare di stare nella competizione.
Oppure, si può tentare un approccio filosofico, assumendo una funzione di avanguardia, volta, più che a contendere sul momento, a spostare il focus del lavoro sul piano prolungato delle idee, per contribuire a creare una nuova classe intellettuale capace di riportare in attenzione ed esprimere gli interessi del ceto medio e delle classi lavoratrici e del lavoro precario.
È evidente quale sia l'idea di chi scrive e, senza alcuna pretesa né interesse sull'aver ragione, piuttosto si spera di sollecitare altri contributi d'intelletto perché, per cambiare un po' il mondo, occorre cambiare un po' sé stessi.”
Ci permettiamo di dissentire.
Il metapartitico Movimento Roosevelt, da Statuto, non ha da scegliere tra le due alternative stringenti richiamate da Crimi.
Il MR non intende “abbaiare”, né alla luna, né ad altri astri…
E non deve ottenere numeri nello stesso modo in cui dovrebbe fare un partito o un movimento politico tradizionale.
Il MR può scegliere e sceglierà, secondo i casi, di formare
“…liste o coalizioni politico-civiche denominate “Coalizioni Roosevelt”, “Liste Roosevelt” o “Coalizioni New Deal” , le quali concorrano in modo altrettanto contingente, sui vari territori italiani ed extra- italiani, a specifiche competizioni elettorali di natura comunale, provinciale, regionale, nazionale o sovranazionale, da sole o in alleanza di altri movimenti, partiti, analoghe liste civiche, singoli candidati a tale o tal altra carica elettiva.” (ARTICOLO 2 dello Statuto MR)
oppure di cercare di collocare dei soci rooseveltiani e dei simpatizzanti MR tra le fila dei candidati e/o degli eletti di vari partiti e movimenti, cosi che, in sede di consigli municipali, comunali, regionali, Parlamenti, ecc., le benigne istanze ideali e pratiche da esso propugnate possano contaminare tutti i contesti istituzionali raggiunti.
Nel primo caso, mai e poi mai ci si presenterà a competizioni elettorali come un qualsiasi partitino o movimentino che cerchi un suo spazio in termini narcisistici e autoreferenziali, ma piuttosto si cercherà di assumere la guida e la regia di ampie Coalizione progressiste, inclusive e trasversali rispetto a una pluralità di forze politiche e sociali distinte, in quanto tali, dal MR stesso.
Nel secondo caso, si tratta di rooseveltianizzare le schiere di candidati e di eletti che poi andranno a occupare le assemblee titolate democraticamente a governare la res publica e gli interessi collettivi.
Certamente, il MR intende assumere anche un ruolo filosofico-pedagogico-ideologico di “avanguardia” (e, in questa prospettiva, il MASTER ROOSEVELT IN SCIENZE DELLA POLIS di ormai più che imminente realizzazione, potrà svolgere un ruolo importantissimo e strategico, accanto ad altre strutture interne al Movimento o ad esso collegate), ma non esclusivamente e non in alternativa a concreti cimenti politico-istituzionali diretti o indiretti, come quelli esemplificati sopra.
Il MR, insomma, non è e non vuole essere un salotto di “anime belle” che filosofeggiano e che si accontentano di
“creare una nuova classe intellettuale capace di riportare in attenzione ed esprimere gli interessi del ceto medio e delle classi lavoratrici e del lavoro precario…”
come, forse con qualche eccesso di prudenza e minimalismo, suggerisce Davide Crimi.
Che il MR non si accontenti di “filosofeggiare” lo si evincerà da alcuni risultati politici importanti sulle piazze di Milano, Roma e Napoli (ecc.), su cui da tempo la dirigenza MR lavora, e di cui esistono alcuni accenni in
“Il MR, le sue priorità sostanziali e le sue iniziative contingenti su Roma, Milano, Napoli e altri comuni dove si vota a fine Primavera 2016”, articolo pubblicato il 7 marzo 2016 sul sito MR (clicca per leggere).
Prosegue poi Davide Crimi, scrivendo
“…per cambiare un po' il mondo, occorre cambiare un po' sé stessi. In questo percorso di cambiamento, le parole sono importanti. Dunque, guardando all'interno del nostro MR, dovremmo chiederci se "Direttorio", con tutto il carico di restaurazione napoleonica che è inerente il suo inevitabile portato storico, sia il più adatto come termine per indicare l' "insieme dei direttori"
Crimi si riferisce all’istituzione del Direttorio Generale MR, organo esecutivo del Movimento, in cui peraltro egli è stato nominato come uno dei Direttori Generali, insieme a
DAVIDE SCARANARI, MASSIMO CORTI, RAFFAELLA GAZZANIGA, GIOVANNI SMALDONE, NINO LAUDANI, CESARE TREVISANUT, MICHELE PETROCELLI.
E del Direttorio Generale MR si è parlato, sin qui, in
“Direttorio generale MR: organo esecutivo di collegamento tra Ufficio Gabinetto di Presidenza, Consiglio di Presidenza e nuclei regionali e locali rooseveltiani italiani ed esteri”, articolo pubblicato il 2 marzo 2016 sul sito MR (clicca per leggere)
Direttorio Generale MR: prime nomine e incarichi dell’organo esecutivo del Movimento Roosevelt (clicca per leggere).
Ma l’ottimo Davide Crimi, uomo colto, raffinato e intelligente, socio rooseveltiano tra i più appassionati, seri e autentici per vocazione ideologica e operativa, membro autorevolissimo di questo Ufficio di Presidenza e da poco assurto ai vertici esecutivi del MR, deve aver fatto qualche confusione storica, concettuale e terminologica, in riferimento al lemma “Direttorio”.
Non esiste alcun “carico di restaurazione napoleonica inerente il suo portato storico”, anzi.
Il Direttorio, piuttosto, fu un organo costituzionale della Repubblica francese istituito a partire dalla sconfitta del Terrore dispotico e liberticida di Robespierre, Saint-Just, Couthon, Le Bas, ecc.
Dopo la destituzione di costoro (27-28 luglio 1794/9-10 Termidoro) ad opera dei cosiddetti “termidoriani” capeggiati da Paul Barras (1755-1829) vi un periodo di intenso lavorio costituzionale che portò, nell’autunno 1795, alla promulgazione di una nuova Costituzione.
Tale Costituzione, proprio per evitare le derive illiberali e tiranniche del periodo del Terrore giacobino-robespierriano, era stata realizzata in modo da concretizzare una sapiente ed equilibrata separazione dei poteri.
L’organo esecutivo che emergeva da questa Costituzione cosiddetta di Fruttidoro era appunto il Direttorio, da cui dipendeva l’azione dei vari ministri, distinti da esso. I membri del Direttorio (rinnovabili per un quinto con cadenza annuale) erano nominati dal Consiglio degli Anziani (organo legislativo) sulla base di una lista selezionata da un’altra assemblea legislativa (erano state concepite due Camere parlamentari), cioè il Consiglio dei Cinquecento.
Il Direttorio, inoltre, non aveva né il comando delle forze armate, né capacità legislativa.
Esso, come organo esecutivo con specifiche ed equilibrate limitazioni costituzionali, era stato ideato da Paul Barras, che ne fu anche il membro più eminente.
E’ ben vero che Barras fu colui che nominò Napoleone Bonaparte comandante delle truppe di Parigi, con il fine di impedire che la controrivoluzione monarchico-borbonica abbattesse le istituzioni repubblicane. Ed è anche vero che lo stesso Barras propiziò la nomina di Napoleone prima a generale di corpo d’armata e poi quale capo dell’Armata d’Italia (che nella Penisola avrebbe portato il vento fresco e progressista della Rivoluzione francese, in un momento storico in cui Bonaparte non aveva ancora avuto una involuzione “cesarista”), ma è altrettanto lampante che quando Napoleone realizza il famoso colpo di stato del 18 Brumaio (9 novembre 1799), abbatte proprio il Direttorio e manda Barras in esilio, costituendo semmai il Consolato, insieme a Pierre-Roger Ducos ed Emmanuel Joseph Sieyès.
Dunque, ci pare che l’eccellente Crimi abbia confuso il Consolato bonapartista con il Direttorio termidoriano, che è stato invece un organo esecutivo perfettamente rispondente a quei principi di equilibrio democratico e liberale propugnati da Montesquieu ne L’esprit de loi (Lo spirito delle leggi) del 1748, e inseriti anche tra i presupposti ideologici del Movimento Roosevelt.
Pertanto, ribadiamo la bontà terminologico-evocativa del lemma Direttorio (Generale) per indicare il nuovo organo esecutivo apicale MR e ci congratuliamo con Davide Crimi, nominato tra i Direttori Generali.
Un Davide Crimi che, ne siamo certissimi, saprà senz’altro svolgere con grande efficacia, passione e competenza questo alto incarico all’interno del Movimento, coordinandosi collegialmente con gli altri membri del DIRETTORIO MR.
In arrivo a brevissimo, altre nomine (apicali, regionali e locali) e altre comunicazioni importanti per la comunità rooseveltiana.
UFFICIO DI PRESIDENZA DEL MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com)
(Articolo del 14 marzo 2016)
Direttorio Generale MR e le Considerazioni inattuali di Davide Crimi
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- Postato da Ufficio di Presidenza MR
Commenti
Ritengo dunque che le "considerazioni inattuali" abbiano raggiunto il loro obiettivo, che non era quello di sostenere una tesi quanto, piuttosto, di sollevare alcune riflessioni. Com'è evidente, una provocazione, per quanto garbata come spero siano le mie, non prende mai la forma di chi vuol compiacere ma, se mai, farsi torre di guardia e avvisare sui pericoli della navigazione.
Chi sta sull'albero maestro non deve dire al comandante cosa è giusto fare: però lo deve informare compiutamente su ciò che vede. Al comandante poi confrontare le informazioni che vengono da poppa e da prua, e decidere.
Due precisazioni: la prima, sul termine "direttorio" che, è evidente, serviva all'argomentare e merita un approfondimento diverso. Per chi, come me, ascende alla corrente storiografica e interpretativa di Francovich, il direttorio è il prodotto della restaurazione dell'esercito di Condé (Gioele capirà bene cosa dico) che metterà a tacere la fase ascendente e di emancipazione della rivoluzione ed aprirà la strada a Napoleone.
La seconda precisazione la devo a Pietro Esposito, che da me dissente sull'interpretazione del "superuomo" nitzscheiano che io intendo come un tormentato e fastidioso male del novecento, ancora non debellato, mentre lui lo ritiene un modello ancora fertile ed auspicabile e, con un interessante paradosso, lo accosta a Vattimo (teorico del "pensiero debole").
La considerazione finale è che fare avanguardia non significa restare nella "torre d'avorio! del pensiero ma, al contrario, agire, difffondere, seminare, coltivare, raccogliere.
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